L'uomo della panchina

Ho sempre amato l’autunno. La nebbia mattutina, il colore delle foglie, il sole ancora tiepido. La giovinezza è sopravvalutata. Le giornate passano troppo in fretta, tra un pranzo di corsa e una riunione fino a tardi. Si vive per la carriera. Le stagioni sembrano tutte uguali, è già inverno, è già primavera, è già estate e poi è di nuovo autunno.
Adesso che sono in pensione passo tutto il giorno al parco. Lancio qualche pezzo di legno a Rudolf, il mio mastino, e leggo un libro. Per fortuna ci sono i libri e purtroppo non vivrò abbastanza a lungo da leggere tutti quelli che vorrei.
Un ragazzo è seduto in una panchina poco distante. Fuma una sigaretta e si guarda intorno, nervoso.
All'inizio sono quasi tutti un po' titubanti. Non sanno bene come comportarsi, se presentarsi o, più semplicemente, sedersi accanto a me. Io aspetto. Tanto prima o poi prenderà coraggio. E, difatti, il giovane si siede sulla mia panchina.
«Salve.»
«Salve.» risponde lui guardandosi la punta delle scarpe, «Sono qui per lo scambio.»
Lo scambio, certo. L'idea, che si è rivelata più proficua di quanto avevo immaginato, me l'ha data, seppur indirettamente, Rudolf. È il mio migliore amico e il fatto che non sia un essere umano aiuta molto. Un giorno, mentre passeggiavamo, lo osservavo innaffiavare allegramente ogni lampione dell’isolato senza sentirsi minimamente in colpa. Ho provato un moto di invidia nei suoi confronti, perché non esiste cosa peggiore del senso di colpa, di quella morsa allo stomaco che ci attanaglia all’improvviso, togliendoci il respiro, l’appetito, il sonno.
Almeno questo è quello che credono le persone che si rivolgono a me. Io le lascio nelle loro convinzioni, anche perché, in qualche modo, devo arrivare a fine mese e, con la misera pensione che mi passa lo Stato, dovevo pur inventarmi qualcosa.
Da qui l’idea di noleggiare la mia anima per ventiquattro ore.
«Come avviene lo scambio?» mi chiede il ragazzo senza distogliere lo sguardo da terra.
«Con una semplice stretta di mano.»
«Con una stretta di mano? Sta scherzando?»
«Le posso assicurare che funziona.» gli porgo la mano, «Vuole provare?»
Avvicina la sua mano alla mia, esitando, «E che garanzia ho di riavere la mia anima indietro?»
«L'avrà, può starne certo. Anch'io rivoglio la mia.»
«E il tutto avverrà con una seconda stretta di mano?»
«Esatto. Vedo che impara in fretta.»
«Incredibile.» mormora con uno sguardo perso nel vuoto.
«Avevo pensato anche al sangue, ma mi sembrava un po’ sorpassato al giorno d’oggi.» è una battuta, ma il ragazzo non ride, «Su, mi dia un bella stretta.»
«E se ci arrestassero?»
«Non so che intenzioni abbia lei, ma per quanto mi riguarda, io non sto commettendo alcun reato.»
«Se presta la sua anima a qualcuno e questa persona, supponiamo, commette un omicidio, lei ne diventa complice.»
«E in che modo esattamente?»
«Lei istiga la gente a compiere gesta criminali.»
Le regole sono poche e semplici. Potete fare quello che volete, assecondare le vostre più torbide fantasie, ma le conseguenze, beh, quelle sono tutte a carico vostro. Quindi, se dovesse venirvi in mente di liberarvi del vostro capo, assicuratevi di non lasciare impronte digitali. Io vi presto la mia anima, non vi rendo esenti dalla legge.
«Io non istigo nessuno. Loro fanno quello che vogliono fare, che avrebbero fatto comunque, anche senza di me, una volta trovato il coraggio.»
«Lo vede, è lei che li incoraggia.»
«Non ho mai detto questo. Io non chiedo, loro non dicono. Però hanno tutti lo stesso sorriso quando tornano a riprendersi la loro anima.»
«Qualcuno ritorna per effettuare lo scambio una seconda volta?»
«Se ritornano sono contento, vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. Ogni attività di business si pone l'obiettivo di fidelizzare i propri acquirenti.»
Il mio cliente tipo? Non esiste. Qui si vede un po’ di tutto. Mariti che tradisco le mogli, mogli che tradiscono i mariti, alti dirigenti che devono licenziare qualcuno per il bene della loro azienda, medici che sbagliano gli interventi e devono mentire in tribunale. Una cicciona, una volta, ha passato la giornata in un fast food, tra hamburger giganti e milkshake.
Io non giudico. Giudicare è vietatissimo. E poi chi sono io per farlo? Sono forse migliore? Niente affatto.
Gli porgo la mano un’altra volta, ma lui scuote la testa.
«Ci pensi col calma. Può tornare anche domani, se preferisce. Io sono qui tutti i giorni. Con Rudolf.»
Lui si alza, compie qualche passo incerto, poi si volta verso di me, «Non c'è mai stato nessuno scambio, non è vero?»
«Lei sembra così giovane e ingenuo. Eppure le è bastata questa chiacchierata per scoprire il mio segreto.»
«E nessun altro l’ha mai capito?»
«La gente vede solo quello che vuol vedere, mio caro ragazzo. Io non sono che un vecchio che passa le sue giornate al parco, lanciando pezzi di legno al mio cane e chiacchierando con dei perfetti estranei.»
«Quindi è per questo che lo fa? Perché si sente solo?»
«Non sono solo. Ho Rudolf.»
«Allora lo fa per denaro?»
«Nossignore. Io... aiuto le persone, tutto qui.»
«E in che modo le aiuterebbe, esattamente?»
«Assolvendole. Vogliono solo dormire serene la notte. E io le aiuto a farlo.»
Non tutti, però, ci riescono. Dopo quello che hanno fatto, l’insonnia è ad alto rischio.
Se aveste la possibilità di fare qualsiasi cosa vogliate senza la paura che qualcuno vi possa giudicare, nemmeno voi stessi, fin dove vi spingereste?
Molto, molto lontano.
Ve lo posso assicurare.

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